MOSTRE
Le mostre di Agrinatura
La bellezza dell’inatteso tra natura e giardino
Il progetto fotografico proposto da Piero Sierra apre ad una riflessione sulla metamorfosi e sull’evoluzione del concetto estetico.
Le fotografie dell’autore congelano gli attimi impercettibili del tempo che agisce sulla natura.
Lo scorrere dei mesi e delle stagioni modifica i soggetti fotografici generando sempre nuove configurazioni di colore e rifrazioni di luce.
Questo processo trasformativo consente di svelare la bellezza che si cela al di là dell’apparenza tradizionale, nei momenti più inaspettati.
Anche negli attimi di vita in cui la pianta sfiorisce. È così che si sprigiona la bellezza dell’inatteso e, nelle stampe fotografiche, i soggetti godono di un fascino intrinseco.
Le ninfee e i fiori rappresentano solo un frammento della vasta biodiversità contenuta nel giardino di Poggio Castello, la residenza dell’artista. Incastonato tra le valli comasche, il complesso racchiude una molteplicità di stanze e ambienti in cui scorre la vita incessante di un organismo vivente, come lo è un giardino, in perenne cambiamento ma, in ogni suo attimo, affascinante.
Lo sguardo di Piero Sierra mostra gli elementi naturali come veri e propri soggetti scolpiti dalla luce, drammatizzati dallo sfondo nero da cui emergono.
A cura di
Piero Sierra
“1823-2023. Immagini di un eden perduto”.
Federico e carolina lose e le incisioni della brianza
In mostra ad Agrinatura, presso l’ingresso del Padiglione C, una selezione delle celebri “Vedute della Brianza”, con particolare riferimento ai paesaggi ed ai territori dell’Alta Brianza.
Uniti in sodalizio matrimoniale e artistico, i coniugi Federico Lose (1776-1833) e Carolina Schlieben (1784-1837), tedeschi di Dresda, iniziarono la loro formazione artistica e culturale a Lipsia, sotto la guida di ottimi maestri, e la completarono a Parigi. Da lì, nel 1805, si trasferirono a Milano, al seguito del viceré Eugenio Napoleone che si insediava, come rappresentante imperiale, sul trono del Regno d’Italia.
Milano diventò la loro fissa dimora. Qui i coniugi Lose si affermarono come vedutisti destinati a godere di ottima fama.
Fino alla caduta dell’impero napoleonico Federico Lose lavorò per il “Bureau Tipografico Francese”.
Al ritorno dell’Austria, perduto il posto di lavoro, aprì con l’aiuto della moglie una propria bottega di pittore-incisore dalla quale, nel 1823, uscirono le famose incisioni della Brianza.
Disegnate e dipinte in “acqua tinta” da Federico e incise da Carolina, furono raccolte in un album intitolato “Viaggio pittorico nei monti della Brianza”: e si trattò di un vero e proprio viaggio che i due coniugi intrapresero a piedi attraverso i colli briantei alla ricerca degli scorci più suggestivi.
Inoltre, ciascuna veduta che coglie e riproduce non solo il paesaggio, ma anche l’atmosfera che lo caratterizza, fu corredata di note storiche, artistiche e di costume, tratte dalle più importanti guide dell’epoca.
Le vedute brianzole dei coniugi Lose ebbero subito grandissimo successo e vennero vendute anche come “carte sciolte”. Incorniciate e appese alle pareti delle case nobili e delle ville della Brianza, diventarono il segno distintivo di ogni autentica dimora briantea.
Ancora oggi, quasi a due secoli di distanza, conservano intatto tutto il loro fascino.
Le mani delle donne – Gesti d’amore per la terra
Una mostra per raccontare l’ambiente; protagoniste le mani di tante donne che hanno reso possibile la realizzazione di questo percorso di immagini e poesie. Gli scatti sono di Rodolfo Zardoni, Giornalista inviato, Telecineoperatore e fotografo che ha lavorato per la RAI.
Il progetto nasce da un’idea di Iride Enza Funari, poetessa e saggista, che da diversi anni realizza corsi per il ciclo “Donne nei secoli – L’altra metà della storia”. In particolare nel 2022 ha presentato un corso dedicato al tema “Donne e Ambiente”.
La mostra “Le mani delle donne – Gesti d’amore per la terra” si colloca in questo spazio di ricerca. I due autori hanno coinvolto tantissime protagoniste di diverse generazioni, ognuna con un proprio ruolo nel mondo.
Gli scatti di Rodolfo Zardoni danno vita ad un intenso percorso emozionale. Immagini che catturano attimi che spesso sfuggono alla nostra attenzione. Il gesto di accoglienza, ritratto nella fotografia, vuole unirci empaticamente con la natura che abbiamo intorno.
A cura di
Rodolfo Zardoni e Iride Enza Funari
Acque di Valtellina e Valchiavenna
Viviamo in un’epoca ricca di tematiche ambientali e sociali che, di volta in volta, si avvicendano alla ribalta della generale attenzione dei media.
L’acqua è uno di questi temi, anzi, uno dei principali, perché l’acqua è alla base di tutte le forme di vita conosciute, ad essa è dovuta anche la stessa origine della vita sul nostro pianeta. Copre il 71% della sua superficie.
In mostra Vincenzo Martegani ha voluto rappresentare questo inestimabile elemento selezionando degli scatti che lo illustrassero nel modo il più possibile limpido e trasparente.
Sono state scelte le zone della Valtellina e Valchiavenna perché la provincia di Sondrio è una delle principali fornitrici del prezioso liquido che, in modo diretto o indiretto (pensiamo alla produzione di energia elettrica), dispensa a tutto il comprensorio lombardo.
Dal punto di vista fotografico l’acqua si presta molto bene ad essere rappresentata perché i modi e i luoghi in cui si rivela sono tra i più disparati e possono fornire, per chi la vuole riprendere, spunti tra loro molto diversi.
A cura di
Vincenzo Martegani
Parco dei colli briantei – Natura da vivere
A cura di
P.L.I.S. dei Colli Briantei
Lambro. Un monologo
La mostra sul fiume Lambro sarà allestita presso lo spazio espositivo del Parco della Valle del Lambro in collaborazione con il Parco Letterario Regina Margherita e La Casa della Poesia di Monza.
“Lambro. Un monologo” nasce dalla volontà di far parlare il Lambro, metamorfosi di un fiume che si fa persona per narrare se stesso.
I sogni, le speranze, i dubbi e le sofferenze del nostro fiume sono anche nostri. Perché il Lambro parla del nostro modo di vivere in rapporto con la natura. Seguendo questo percorso poetico il Lambro si apre al mondo per raccontarsi.
A cura di
Rodolfo Zardoni e Iride Enza Funari